Mario Rondi, La felicità nei sogni

15-12-2008
I racconti di Rondi un po’ Kafka e un po’ Pirandello, di Paolo Aresi
 
Ci sono situazioni in apparenza, e in un primo momento, normali che tuttavia nel corso di poche pagine si modificano e abbandonano l’abito della consuetudine per assumere quello dell’assurdo, della situazione maniacale, per avvicinarsi al confine della follia. La raccolta di racconti dal titolo La felicità nei sogni di Mario Rondi, riporta da un lato a situazioni umoristiche che richiamano Pirandello, dall’altro a tormenti paradossali che nella memoria si incrociano con Kafka. Racconti scritti con uno stile indiretto, molto difficile trovare un dialogo, con un passo narrativo che ancora riporta verso gli esempi citati, verso una narrativa dal ritmo compassato che da un lato può condurre verso la profondità degli eventi narrati, dall’altro corre il rischio della monotonia. I temi dell’equilibrio psichico, della percezione della realtà si legano di frequente a quello del rapporto, certamente non facile, con la donna. Spiega il protagonista del racconto L’ombra: «Quando da lontano scorgo una donna, mi metto in agitazione, il mio cuore comincia a battere forte e una smania irrefrenabile mi invade: se all’improvviso mi compare di fronte, sento che arrossisco, una specie di tic mi tormenta il volto e allora l’unica mia soluzione resta la fuga». È un tema che ritorna, legato a ricordo del rapporto con la madre, alla difficoltà di vivere il reale, alla fatica di accettarsi.
Ha scritto Gabrio Vitali: «Quindici racconti che mettono a nudo la quieta e rassegnata accettazione di una patologia esistenziale del tutto indomabile… Se alla disperazione non c’è terapia, solo la scrittura può tenerla a bada». Ed Enzo De Mauro aveva annotato a proposito della precedente raccolta: «Si tratta di un canovaccio assai unitario e terapeutico, nato da una lunga elaborazione del lutto». L’autore ha pubblicato prima di La felicità nei sogni tre libri di racconti. Alla produzione narrativa se ne aggiunge un’altra poetica che comprende diverse raccolte.
La scrittura di Mario Rondi è salda, robusta, anche elegante, sempre piacevoli risultano i periodi anche letti al di fuori del contesto della trama che, in genere, appare piuttosto esile. Rondi costruisce il periodo con perizia.