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A cura di Piero Manni
Fatta salva l’ipotesi che quella letteratura non abbia guastato gli animi di un’intera generazione e non abbia fatto sopravvivere il consenso a una cultura retorica, guerresca e autoritaria, c’è da chiedersi cosa abbia trasmesso, che valori, che dubbi, che pensieri emergessero da quelle letture.
Piero Dorfles
L’albero cui tendevi la pargoletta mano; Ei della gondola, qual novità; Il morbo infuria, il pan ci manca; Eran trecento eran giovani e forti; O Valentino vestito di nuovo; Partì in guerra e mise l'elmo; La donzelletta vien dalla campagna...
Intere generazioni formatesi negli anni Cinquanta conoscono ancora a memoria i versi imparati a scuola, che siano opere di autori celebri o filastrocche dei “poeti dei banchi”, i quali scrivevano appositamente e unicamente per i testi scolastici: Pezzani, Angiolo Silvio Novaro, Ada Negri, Zietta Liù, Lina Schwarz, ma anche Diego Valeri, Moretti, Pascoli, Leopardi, Carducci e perfino D’Annunzio, accanto ai “patrioti” Bosi, Mercantini, Fusinato, Giusti.
In questa antologia sono raccolte le poesie più diffuse sui libri delle scuole elementari e medie di quegli anni, che dimostrano la continuità culturale e pedagogica della Repubblica con il ventennio fascista.
L’esaltazione dei valori quali religione, patria, famiglia, conformismo, etica del lavoro, propria del fascismo, prosegue infatti nel dopoguerra, e il libro di testo si conferma uno strumento di costruzione del consenso come era avvenuto nel passato.
Il volume ha una struttura per sezioni che riprende quella dei sussidiari dell’epoca, con i temi: Famiglia, Scuola, Affetti, Religione, Patria, Lavoro, Povertà e rassegnazione, Storia, Natura e Giocose.
ZIETTA LIÙ
Il bimbo va a scuola
Un bacio a mamma, uno a nonnetta,
il bimbo allegro a scuola va,
trotterellando in fretta, in fretta;
quante cosine imparerà!
Il primo giorno i col puntino,
un altro giorno o col pancione,
un altro impara a col piedino,
l’u viene appresso, nonno buffone!
Con l’occhialetto l’e birichina
il bimbo bravo conoscerà;
poi farà il nome della mammina
e a far di conto imparerà...
Corri, omettino, il tempo vola,
mamma ti guarda dalla finestra;
pensa a una cosa che la consola:
ch’è un’altra mamma la tua maestra.
La poesia a scuola. Ascolta qui la puntata condotta da Carlo D'Amicis con l'intervista a Piero Dorfles
"O cavallina, cavallina...". E poi? Rime per nonni e nipoti da recitare, di Vivian Lamarque
Ladies & Capital
Ascolta qui l'intervista a Piero Manni di Betty Senatore e Silvia Mobili
Le poesie a memoria dei piccoli italiani, di Gerardo Trisolino
Ascolta qui la puntata di Lo scaffale dedicata alla Pioggerellina
Attempate poesie, furtive lagrimette e sorrisini nostalgici, di Alida Airaghi
Le edizioni Manni hanno avuto l’intelligente e spiritosa idea di raccogliere nel volumetto “Che dice la pioggerellina di marzo” le più famose poesie dei libri di scuola degli anni cinquanta, quelle che implacabili maestri e ligie professoresse imponevano di “mandare a mente” ai fanciulli e agli adolescenti dell’epoca post-bellica, oggi canuti sessantenni e più.
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La pioggerellina riporta la poesia nelle scuole, di Stefano Ferrio
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La nostalgia a volte gioca strani scherzi. In un momento di accidia agostana ho ripreso in mano un fumetto che leggevo da bambino e mi sono immerso in un’antologia dedicata alle poesie dei libri di scuola degli anni Cinquanta, Che dice la pioggerellina di marzo (Manni editore, introduzione di Piero Dorfles, premessa di Piero Manni), lasciandomi attraversare dai ricordi.
Ascolta qui la puntata condotta da Attilio Scarpellini
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